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Tutelare il dibattito pubblico

Appalti, democrazia e dibattito pubblico

Una tavola rotonda per salvaguardare l’autonomia del dibattito pubblico

Un gruppo di organizzazioni della società civile ha convocato, per lunedì 5 dicembre alle ore 18.00, una tavola rotonda di approfondimento per capire – insieme a professionisti ed esperti del settore – quali potrebbero essere le ricadute della recente riforma del Codice degli Appalti sull’autonomia e sull’efficacia dello strumento del Dibattito Pubblico. L’iniziativa è promossa da una cordata di associazioni fra le quali si annoverano Legambiente, ASviS, Forum Disuguaglianze e Diversità, Action Aid, The Good Lobby, Produzioni dal Basso, Osservatorio Civico PNRR e molte altre.

1. La riforma del Codice degli Appalti

L’attuale schema di riforma del Codice degli Appalti – che sta circolando in maniera informale tra gli addetti ai lavori ormai da qualche settimana – prevede una serie di misure per la semplificazione dei protocolli in materia di opere pubbliche. Fra i provvedimenti della normativa figura però un drastico ridimensionamento delle procedure di approvazione e verifica dei progetti, con un esplicito riferimento alle norme che regolano l’adozione e l’utilizzo del dibattito pubblico (Art. 40 Dibattito Pubblico).

2. Cos’è il Dibattito Pubblico? E perché è così importante? 

Il dibattito pubblico è uno strumento fondamentale per la partecipazione dei cittadini alla vita del Paese, soprattutto quando in gioco ci sono grandi opere di interesse nazionale che necessitano almeno una consultazione dei territori e delle comunità interessate. È stato introdotto in Italia nel 2016 con il nuovo Codice dei contratti pubblici, dopo circa vent’anni di sperimentazioni di mediazione dei conflitti territoriali, sia a scala locale, sia nella gestione di grandi infrastrutture come la Gronda di Genova, il Passante di Bologna o il Terzo Valico dei Giovi.

Il dibattito pubblico è un percorso di informazione, discussione e confronto pubblico su un’opera di interesse strategico, che permette al proponente di far emergere le osservazioni critiche e le proposte sul progetto da parte di una  pluralità di attori, anche singoli cittadini. Il dibattito pubblico va considerato quindi come un’opportunità: un tempo definito di dialogo intorno al progetto di un grande  investimento pubblico, in una fase ancora iniziale della decisione, vale a dire quando si è ancora in tempo per migliorarla o, al limite, abbandonarla. Va quindi considerato non come uno strumento di decisione – che resta in mano alle autorità competenti – ma come uno strumento, insieme ad altri, di aiuto alla decisione, che può portare dei vantaggi per il progetto.

3. Le criticità della bozza

Lo schema di riforma all’Art. 40 modifica la disciplina del Dibattito pubblico, trasformandola in un mero adempimento burocratico che depotenzia lo strumento, rendendolo di fatto una perdita di tempo. Appare anche in contrasto con la Convenzione di Aarhus (sottoscritta anche dall’Italia e giuridicamente vincolante) e con le raccomandazioni della Comunità Europea in materia di trasparenza e partecipazione.

Nello specifico, ciò che appare davvero preoccupante è che la durata della fase partecipativa del processo viene sostanzialmente dimezzata, e che ad essa potranno accedere soltanto i portatori di interessi costituiti in associazioni o comitati, escludendo quindi tutti i singoli cittadini interessati al progetto. Diventerà inoltre impossibile, per la cittadinanza, richiedere formalmente l’attivazione dello strumento. A ciò si aggiunga il fatto che non si fa alcun riferimento chiaro a quale sarà il ruolo della Commissione Nazionale Dibattito Pubblico.

In ultimo, occorre ricordare che l’attuale versione della bozza – elaborata dal Consiglio di Stato su incarico del Governo Draghi – sarà a sua volta oggetto di ulteriori tagli e riduzioni, che secondo il Ministro Matteo Salvini dovranno alleggerire il testo non meno del 50%. Indicazione, questa, che – anche alla luce della recente gaffe del Ministero dei Trasporti circa la consultazione farsa indetta online – non può che incrementare le preoccupazioni circa il mantenimento di questo importante strumento democratico.

4. L’iniziativa

Avendo a cuore le sorti dello strumento, un gruppo di organizzazioni della società civile ha convocato, per lunedì 5 dicembre alle ore 18.00, una tavola rotonda di approfondimento con un duplice obiettivo: capire quali potrebbero essere le ricadute della riforma sull’efficacia dello strumento; e studiare la forma migliore per difendere l’autonomia del dispositivo, potenziandolo.

L’alleanza di enti e soggetti promotori, costituitasi nel giro di due settimane, vanta al suo interno numerose organizzazioni della società civile fra le quali si annoverano: Action Aid, Legambiente, Forum Disuguaglianze e Diversità, ASviS – Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, The Good Lobby, Produzioni dal Basso, Attiviamo Energie Positive, FSD – Florence School of Dialogue, Fondaca – Fondazione per la cittadinanza attiva, Osservatorio Civico PNRR, Argomenti 2000, IAF Italia – International Association of Facilitators, Associazione Italiana per la Partecipazione Pubblica – Aip2, UCOII – Unione delle Comunità Islamiche d’Italia, Cittadinanzattiva, Sai che puoi.

L’evento è ad accesso libero previa prenotazione a questo link: https://us06web.zoom.us/meeting/register/tZwvcu2qqTwqHdyyr3dTKAVoQ7Tmi4AYZ7Ql

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